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Focus Technology

Covid-19, com’è cambiato il rapporto dell’uomo con la tecnologia?

Il fatto che una pandemia globale tenga ormai sotto assedio l’intero pianeta da quasi due anni non è più un mistero per nessuno. Il Covid però ha portato con se anche molte iniziative legate ai grandi vantaggi connessi all’uso delle tecnologie digitali.
Questa pandemia ha provocato numerose vittime, decessi, cambiamento di condizioni e stili di vita e molto altro. Non è certamente questa la sede più consona ad argomentare quali siano stati i danni e quanto forte sia stato l’impatto emotivo, sociale ed economico di questa pandemia. Proveremo, invece, ad individuare i punti di forza della tecnologia in questo periodo, i passi mossi nei confronti di una digitalizzazione sempre più globale.

Lo smart working

Questo periodo di confinamento casalingo, di smart working, di distanza sociale probabilmente sarebbe stato ancora più difficile da affrontare senza l’apporto della tecnologia. Più volte ci siamo domandati come sarebbero state queste giornate infinite senza tutte le fonti di intrattenimento forniteci dai mezzi tecnologici (televisione, videogiochi, Netflix, Prime, ecc), ma anche come sarebbe stato possibile lavorare senza di essa.
In questo periodo le aziende hanno dovuto procedere con l’educazione alle nuove tecnologie dei propri dipendenti, nonché a fornire loro i mezzi. La tecnologia non solo sta permettendo ai singoli individui di comunicare più velocemente, ma anche di organizzare il proprio lavoro in maniere differente. Per molti settori la tecnologia è arrivata in aiuto ai lavoratori come fattore abilitante.

Ma come tutti gli eventi, anche l’avvento dello smart working ha i suoi pro e i suoi contro.
Ad oggi, dopo un anno, per molti italiani il “telelavoro” è rimasto comunque la regola. In Italia, per la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, i lavoratori agili sono ancora 5,4 milioni (oltre 7 milioni se se considerano anche gli autonomi). Per comprendeere il cambiamento basti pensare che nell’era pre-Covid, se ne contavano appena 500mila. Un’indagine condotta dall’Associazione dei direttori del personale Aidp ha evidenziato come per oltre sette aziende su dieci, i vantaggi dello smart working ne superino le criticità. Per questo il 68% delle aziende italiane ha deciso di prolungare l’attività da remoto, alternandole a giornate di ritorno in sede.

Però, bisogna precisare che, il decreto legge 22 aprile 2021, n. 52 (decreto Riaperture) ha prorogato lo stato di emergenza al 31 luglio 2021 (articolo 10, comma 1): è stato così esteso a questa data il termine per l’utilizzo della procedura semplificata di comunicazione dello smart working. Cosa succederà dopo? Non ci resta che aspettare qualche giorno per scoprirlo!

Tecnologia e scienza

Ma la tecnologia è stata, ed è, di primaria importanza anche nel campo medico.
Nelle scienze biologiche due sono i capisaldi: la ricerca e la tecnologia. La ricerca scientifica si occupa dei meccanismi molecolari e cellulari alla base dei processi vitali, dal DNA sino al fenotipo. La tecnologia, invece, si interessa delle applicazioni di una data scoperta scientifica, (es. per sviluppare un composto molecolare atto a curare una data patologia).
L’epidemia di Covid-19 rappresenta una formidabile prova del rapporto tra scienza e tecnologia. Questo rapporto è risultato estremamente produttivo in merito all’insospettata velocità con cui si sono ottenuti una serie di vaccini contro il SARS-CoV-2 (il virus responsabile di Covid-19).

Con l’intensificarsi della pandemia Covid-19, le iniziative tecnologiche si sono moltiplicate. Il tutto ha lo scopo di limitare la diffusione della malattia, curare i pazienti e facilitare il compito degli operatori sanitari sovraccarichi di lavoro. Perciò, in questo periodo, sono aumentati gli studi clinici mediante tecniche sperimentali, la biologia sintetica e le nanotecnologie, per preparare e testare vaccini, trattamenti e diagnosi futuri. Inoltre, intelligenza artificialerobot sono utilizzati in vari modi negli ospedali, anche per applicare misure restrittive. Le tecnologie di telemedicina sono emerse come un mezzo economico per rallentare la diffusione del virus e mantenere la capacità ospedaliera. Queste operano come sistema di triage, mantenendo i pazienti con sintomi moderati a casa e indirizzando i casi più gravi agli ospedali.

Com’è cambiata la vita degli italiani?

La Fondazione Italia in Salute, in collaborazione con Sociometrica, ha elaborato un’indagine che quantifica su scala nazionale le conseguenze dell’epidemia sul sistema sanitario impegnato nelle patologie non-Covid.
In un anno di pandemia, 35 milioni di italiani hanno avuto problemi a utilizzare servizi e prestazioni sanitarie per patologie non-Covid. In particolare, cancellazioni e rinunce hanno coinvolto circa 10 milioni di persone. Di queste, circa 400mila, hanno rinunciato (o visto cancellare) interventi e circa 1 milione di persone non ha avuto le prestazioni di day hospital. Il servizio a cui ha dovuto rinunciare circa 7 milioni di italiani è per lo più quello delle visite specialistiche. Da segnalare che la cancellazione o rinuncia delle visite specialistiche ha riguardato in specifico l’83,9% degli over 65.

Molti Italiani, anche al di là delle disposizioni di legge, hanno modificato spontaneamente alcuni comportamenti quotidiani. Il 63,3% evita di prendere mezzi pubblici, oltre la metà non frequenta più negozi, bar e ristoranti; circa 7 persone su 10 hanno scelto di non vedere più amici e conoscenti dentro casa. Altre modifiche comportamentali e d’impatto sullo status psicologico messe in rilievo dalla ricerca sono date dal 49,1% della popolazione che avverte una crescita dello stress; il 43,9% che ha smesso, o fortemente ridotto, l’attività fisica; il 28,8% che ha difficoltà del sonno; il 27,1% che ha malesseri psicologici di tipo generale; il 25,7% che mangia di più o ha smesso di controllare la propria alimentazione e il 16,5% che accusa sintomi di depressione.

Dal punto di vista economico, c’è stato un boom degli e-commerce e delle vendite online. Le attività economiche si sono adeguate, sono diventate flessibili e soddisfacenti nei confronti delle nuove esigenze del pubblico. Con l’aumento dell’utilizzo dei sistemi informatici anche gli imprenditori si sono adeguati, comprendendo come fosse di primaria importanza la presenza online. Difatti, oggi gli acquisti si fanno prevalentemente in rete, ed in periodo di lockdown era consigliabile reperire anche i beni di prima necessità in questa modalità. Tutto questo si traduce in una fortissima richiesta di siti web e di sistemi e-commerce.

La soluzione

Dunque quale potrebbe essere la soluzione a queste problematiche? Una risposta definitiva e certa non c’è, ma comunque si può asserire che l’Intelligenza Artificiale può contribuire ad un miglioramento di tutti questi aspetti. Mediante essa si può procedere con una diagnosi a distanza per comprendere se il paziente è affetto da Coronavirus. Ciò permetterebbe di gestire in modo più agevole un numero elevato di tamponi con risultati negativi. Così facendo verrebbe indicanto al paziente cosa fare tramite strumenti di telemedicina basati sulle tecnologie dell’internet of things. Queste, grazie alle connessioni 5G, diventeranno sempre più efficienti e consentiranno l’esecuzione agevole di servizi di assistenza medica a distanza.

Ma l’intelligenza artificiale può anche sostituire temporaneamente, per esempio, i dipendenti di un call center che sono impossibilitati a lavorare. Ciò avviene già in determinate compagnie telefoniche o ambiti amministrativi.

Author

Lara Mastrofini